LE ORCHIDEE E L’IMPIEGO DEI FERTILIZZANTI NATURALI.

Erano gli anni ’40 quando Alberto Rabagliati in “Mattinata fiorentina” cantava “E’ primavera, svegliatevi bambine” ! Mia madre, classe 1938, la cantava sempre … è solo ora che gli “ever green” non esistono più! 🙂

Da fertilizzante solido a liquido! Lo stallatico nelle orchidee.

Ma torniamo alle nostre “green orchids” !

Perché questo “remember” del passato?

Perché la primavera è iniziata e le orchidee si stanno “risvegliando”, riprendendo la loro intensa attività vegetativa con l’emissione di nuove foglie, nuovi getti e/o pseudobulbi.

In precedenza ho scritto un articolo sui fertilizzanti ”minerali”, ho dedicato un articolo al loro inventore Justus Von Liebig.

James Russell Lowell però diceva : Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione.

E’ giunta l’ora di parlare dei fertilizzanti che si trovano comunemente in natura e delle alternative per chi vive in città.

Cenni di analisi ambientale.

Le indicazioni di seguito esposte sono inerenti la fertilizzazione delle orchidee che formano pseudobulbi e nello specifico delle Catasetinae e delle Lycaste (quelle appartenenti al gruppo con foglie decidue), piante che hanno il loro habitat nelle zone tipiche monsoniche del centro America dove ogni giorno ricevono acqua nel periodo che corrisponde alla nostra tarda primavera sino all’autunno inoltrato, piogge dovute al “monsone Nordamericano”, causato dalla presenza delle catene montuose. Geograficamente mi riferisco specificatamente al Messico occidentale e agli Stati Uniti sudoccidentali, terra natia delle mie orchidee preferite.

Ovviamente queste indicazioni sono adattabili per tutte le altre specie e generi a crescita stagionale, quelle che crescono quasi ovunque vi sia clima Tropicale e dove siano colpite dagli altri monsoni, che, rammentiamo, non sono fenomeni meteorologici esclusivamente dell’Asia meridionale ma di quasi tutte le regioni a clima tropicale (quali il monsone australiano, quello africano, ecc ) .

Dedico loro una particolare attenzione per le ovvie ragioni di seguito enunciate.

Stallatico e pollina? Naturale o in pellet ?

Pellet di stallatico. Foto © Maurizio Montanari

Lo stallatico e la pollina in pellet sono entrambi concimi organici, il primo ricavato dalle deiezioni di animali da stalla e il secondo invece dalle deiezioni dei polli e delle galline e in generale di tutti gli animali da allevamento avicolo.

Entrambi i letami organici vengono umidificati mediante “digestione” da parte dei batteri, e successivamente essiccati e trasformati in “pellet” con apposite tramogge. Sulle orchidee, essendo le stesse per lo più epifite, è consigliabile impiegarli facendo sciogliere in acqua gli stessi, al fine di diminuire la conduttività (o concentrazione di sali) ma soprattutto riducendo il rischio che un eccesso di concime danneggi la pianta “bruciandola”.

Per questo, io uso stallatico e molto raramente la pollina, entrambi in pellet e non naturali, essendo più semplice da utilizzare e da conservare ed essendo sempre pronti all’uso. Oltre al fatto che la vedrei “dura” portare letame o pollina negli appartamenti in città! 🙂 

La pollina naturale si differenzia dallo stallatico in quanto contiene minor quantità di azoto e lo stesso (azoto) è prevalentemente in forma di ammoniaca ed acido urico oltre che dei suoi ossidi. Il rischio nell’impiego di questo fertilizzante, se usato naturalmente e non pellettato ma soprattutto se non trattato in modo adeguato, è una emissione eccessiva di questi gas, una contaminazione del substrato, dell’aria e dell’acqua .

Rischi che a ben vedere potrebbero superare quelli che si hanno con l’impiego dei classici fertilizzanti minerali.

Lo stallatico risulta quindi meno rischioso della pollina e fornisce tutte le sostanze nutritive necessarie alle piante, in particolare modo tutti i macroelementi quali l’azoto, il fosforo e il potassio.

Imparare dagli anziani.

Mio nonna, che era una contadina, usava la pollina prendendo il corrispettivo di circa 1 Kg di pollina pura, lo metteva in un secchio d’acqua (10 litri) e lasciava macerare il tutto per circa due settimane.

Conscia che il prodotto che ne usciva poteva ancora bruciare le radici, soprattutto dei trapianti per l’orto appena acquistati nei vari mercati della zona o messi a dimora da poco, prelevava un litro di sostanza e la aggiungeva ad altri 3 litri di acqua in un annaffiatoio, per poi irrigare direttamente le piante.

L’odore era davvero molto forte, quindi questa operazione non è sicuramente da fare con vasi che stanno all’interno dei nostri appartamenti.

Oggi per evitare tutto ciò esiste anche la “pollina pellettata” dove la stessa pollina viene umidificata (come scritto sopra mediante digestione da parte dei batteri) e poi successivamente essiccata e trasformata in “pellet” . Questi “pellet” non puzzano (o molto poco) e da essi sono stati eliminati i batteri nocivi.

Come per alcune verdure e frutti tipici dei nostri orti e della cucina mediterranea in generale (e cioè quelle che ci mettono molto a crescere e maturare quali i pomodori, melanzane, peperoni, cetrioli, meloni etc), questo tipo di fertilizzante e lo stallatico in generale sono l’ideale per le piante e le orchidee che producono pseudobulbi come quelle in premessa citate.

Modi d’impiego a confronto.

Stallatico liquido e orchidee! Foto © Maurizio Montanari

L’amico Maurizio usa “la polvere di pellet di stallatico”, che in commercio si trova anche “sfarinato” (anche se lui li frantuma schiacciandoli). Volendo ottenere una polvere, Maurizio a volte bagna leggermente il pellet e successivamente lascia evaporare l’acqua all’aperto. Con un piccolo dosatore concima spargendo qualche grammo sul substrato per poi bagnare una volta alla settimana.

Perché? Spargendo la polvere di stallatico sulla parte superiore del substrato e poi bagnando, il fertilizzante arriva alle radici in maniera più “graduale”.

Io più semplicemente metto 100 gr di pellet di stallatico in un litro di acqua osmotica, mescolo molto bene e lascio macerare il tutto per un paio di giorni. Ogni volta che fertilizzo prima metto in ammollo le piante con l’intero vaso in acqua osmotica e dopo circa mezz’ora verso il liquido di cui sopra opportunamente corretto come descritto in conclusione di questo articolo. Le radici delle epifite garantiscono un rapido assorbimento da parte della pianta.

Alle piante a radice nuda (quelle in orchidario) prima nebulizzo le radici con acqua osmotica e poi le stesse radici con il fertilizzante. Ovviamente questa pratica la faccio all’esterno di giorno, riponendo poi le piante nell’orchidario la sera.

L’acqua per irrigazione con l’aggiunta di pellet ha i seguenti valori.

Valori acqua osmotica di base:

  • 6 ppm circa ( 12 µS ) con pH 5,66

Valori miscela (ultima bottiglia della prima foto) con 100 grammi di pellet per litro:

  • ppm e/o µS oltre il massimo della possibilità di misurazione del tester per la conducibilità EC e TDS e pH 7,97 (quindi troppo basico per le orchidee.)

Una vera “bomba” di fertilizzante che ovviamente si dovrà correggere in entrambi i valori, diluendo la miscela per riportarla ai valori ideali.

Sicuramente a molti lettori tutto ciò sembrerà un lavoro e un impegno assurdo ma vi garantisco che i risultati, se si sanno controllare i valori che si forniscono alla pianta e alle orchidee in generale, si vedono… alla faccia di estrogeni , anabolizzanti & doping umano 🙂

Buona coltivazione a tutti!

4 pensieri riguardo “LE ORCHIDEE E L’IMPIEGO DEI FERTILIZZANTI NATURALI.”

  1. Utilizzo questo sistema molto grossolanamente per le Catasetine, facendo più attenzione alle quantità con Lycaste ed Anguloa. Poi qualche goccia qua e là… mai visti danni e pur misurando ph da acqua osmosi e corregendo nella prassi standard qui non mi sono mai posto il problema di fare nessuna misura. Utilizzo soprattutto alla ripresa vegetativa.

    1. Grazie Miko!
      Le Catasetinae sono dei “trattori”, quasi come i Cymbidium.
      Neppure io mi sono mai posto il problema con lo stallatico e mi ricordo che avevi detto che non metteresti mai i tuoi strumenti per le misurazioni nel letame. 🙂
      Oggi l’ho fatto e i risultati sono quelli sopra… se dessi le stesse dosi con i fertilizzanti minerali brucerebbero pure il substrato oltre alle orchidee! 🙂 🙂
      Ciao!

  2. Complimenti, bellissimo articolo! Da provare sicuramente prima o poi .. la scelta è ampia dalla pollina “fresca” allo stallatico non ci facciamo mancare nulla ! Probabile un attacco di mosche durante l’uso 😂

Rispondi a Gioachino Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.