L’epidendrum Radicans è stata una delle mie prime orchidee essendo facilissima da coltivare.
In rete si trovano molte notizie contrastanti sulla sua coltivazione.
Come non mi stancherò mai di ripetere… Informatevi sul suo habitat naturale, osservate la pianta e analizzate il vostro ambiente e poi, se volete, prendete spunto dalle nostre note di coltivazione fatta in casa. Le schede di coltivazione sono il punto di partenza, dovrebbero essere utilizzate solo come guida e dovrebbero essere adattate alle proprie esigenze. Per questo riprendo qui un vecchio mio intervento, aggiornato dopo qualche anno della coltivazione dell’Epidendrum Radicans.
Questa la mia esperienza e come la coltivo con discreto successo.
Generalità.
Mi aveva colpito il fatto che i fiori fossero tutti raggruppati in palle nella parte più alta della pianta, oltre al fatto che fosse comunemente commercializzata in quattro “vivaci” colori e cioè il rosso, l’ arancione, il giallo e il viola. Ma ve ne sono anche di altri colori essendo questa pianta presente con centinaia di “specie” diverse.
Altro aspetto d’”effetto” è la sua tendenza a germogliare radici lungo tutta la lunghezza dello stelo… da qui deriva il nome “radicans”. Essa è più comunemente chiamata “orchidea crocifisso” per la forma a croce del labello o “orchidea dei poveri” in quanto, un tempo , quando le orchidee erano prerogativa dei ricchi, l’ epidendrum radicans lo si poteva trovare anche nelle case dei meno agiati.
E in effetti il suo costo, dai rivenditori che conosco, è esattamente la metà delle altre orchidee.
Come le Cattleye è presente in vari paesi dell’America Centrale, Messico, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, Panama, Venezuela e Colombia .
E’ una pianta che in natura vive praticamente ovunque, sia ai lati delle strade, che sulle rocce (litofita) o nel terreno (geofita) ma anche sugli alberi (epifita) nelle foreste pluviali di montagna, a quote variabili, da poco più dei 100 metri sul livello del mare ad oltre i 2000. Ergo la stessa si adatta a diverse temperature e è tollerante ad una vasta gamma di condizioni di crescita, e’ cioè una pianta molto adattabile e quindi una orchidea che consiglio ai principianti.
Raggiunge, dimensioni variabili (ma sempre impegnative … la mia attualmente è di circa 80 cm) che possono arrivare anche ad alcuni metri. Ma tranquilli… nelle nostre case, se gli darete una buona luce, sarà ben difficile!
La fioritura avviene dalla primavera alla tarda estate da infiorescenza terminale, ma ne ho fiorite anche in pieno dicembre.
Ha anche il vantaggio di essere poco appetibile agli insetti, anche se cocciniglia a scudo, tripidi e afidi sulle piante di conoscenti ne ho visto.
Le nuove vegetazioni spuntano e si sviluppano su fusti eretti vicino alla base delle vecchie. Esse sono facilmente riproducibili, cedendo molte piante dai gambi (keiki ).
Quando la fioritura è terminata si rimuovono i fiori “secchi” facendo scorrere le dita verso la base, in quanto se invece si tagliano gli apici è molto facile la formazione di nuovi keiki, i quali devono essere tolti in quanto la loro crescita darà un aspetto “distorto” alla pianta, oltre a sottrarre energia alla stessa. Da ricordare che i fiori migliori si ottengono dalle infiorescenze dei nuovi fusti.
Luce.
E’ una pianta che ama molto la luce, forse più delle Cattleye, luce diffusa e non diretta, altrimenti si potrebbe rovinare l’aspetto della foglie.
Temperatura.
L’Epidendrum radicans è una pianta che si può definire da serra intermedia e cioè con temperature miti tutto l’anno, temperature che vanno dai 10° di minima notturna fino ai 26-30° di massima diurna . Lo sbalzo termico tra giorno e notte ideale si aggira attorno ai 10°, anche se questo – se coltivate in casa – è poco fattibile.
Irrigazione.
Molti coltivatori dicono che “tra una bagnatura e l’altra il substrato deve asciugare completamente”.
Studiando il loro habitat naturale ho considerato che, dalla fine primavera all’autunno, nelle zone d’origine le precipitazioni sono molto abbondanti, con una drastica diminuzione durante l’inverno. Come regola generale, quindi consiglio di annaffiare più frequentemente – circa ogni 4-5 giorni – durante i mesi estivi e meno frequentemente – circa ogni 7-8 giorni – nei mesi invernali . Quindi, durante la crescita attiva, le piante coltivate in casa dovrebbero essere annaffiate frequentemente, ma alla fine dell’autunno, l’irrigazione dovrebbe essere gradualmente ridotta. A mio modesto parere, visto l’elevato tasso di umidità nel loro habitat naturale se si coltiva in vaso il substrato non dovrebbero mai essere fatto asciugare completamente a discapito di quello che si legge in rete. Rammento che per “non essere fatte asciugare” intendo mantenere le piante costantemente umide, ma non inzuppate. Allo stesso modo se si lasciano completamente asciugare il substrato diventa per forza “secco”.
Per questo in inverno riduco l’irrigazione ad una volta alla settimana controllando sempre che non diventino mai completamente asciutti. In primavera poi riprendo un irrigazione più abbondante.
Umidità dell’aria
Come la gran parte delle orchidee necessita di umidità. Se si scende sotto il 50% la presenza e il bianco colore di quelle belle radici pendenti possono venire compromesse. In natura si parla di circa l’80-85% di ur per la maggior parte dell’anno, ma in inverno e all’inizio della primavera scende a circa il 70%…. un umidità improponibile in casa! Le mie prosperano e sembrano gradire con un 60%.
Fertilizzante.
Durante il periodo di crescita e quindi dalla primavera all’autunno, fertilizzo ogni settimana con 0,5 gr/lt di concime bilanciato. Per tutto l’anno ogni 3 settimane faccio una lisciviazione alla quarta settimana, con semplice acqua al fine di eliminare tutti i depositi. In autunno fertilizzo con un 10-30-20, cioè con un titolo maggiore di Fosforo e Potassio, al fine di incentivare una fioritura abbondante nelle seguenti stagioni.
Una volta ogni 2 mesi sostituisco il fertilizzante con una dose di nitrato di calcio.
Substrato.
Vengono per lo più coltivati in substrati che asciugano rapidamente come la semplice corteccia di piccola – media grandezza, ma ho visto che alcuni coltivatori spesso aggiungono sfagno, perlite e carbone in modo da trattenere l’umidità.
Questa pianta cresce praticamente nel substrato che decidiamo, ma in base ad esso dobbiamo regolarci con l’irrigazione.
Buona coltivazione!
Buongiorno, perché il mio Epidendrum Redatta sembra che stia gelando? È coltivato a 14/16° di temperatura ambientale, lo bagno poco, è in bark piccolo, luce buona. Vicino ha un Paphiopedulum ed una Masdevallia. La pianta” madre” ha originato una piantina che nel giro di 10 giorni sembra gelata. Ha perso le foglie ed è annerita. Ora ho notato, ieri sera, che anche la grande comincia alla base a scurire. Cosa sbaglio? Posso salvarlo? Grazie
Ciao Stefania.
Senza poter vedere la pianta direi che il problema potrebbe essere la temperatura.
La Masdevallia ama il freddo e anche alcuni Paphiopedulum, quindi direi che il tuo ambiente è quello da “serra fredda”!
Se parli del “radicans” e’ vero che ho scritto che è una pianta adattabile ma secondo me l’hai messa a temperature troppo fredde se i 14-16° sono costanti.
Molto probabilmente hai trattato una pianta da serra intermedia/calda come una pianta da serra fredda.
Le temperature possono arrivare ai 10° di minima notturna ma poi devono avere il “caldo”.
E’ una pianta da serra intermedia come le Cattleye e molte altre piante presenti in vari paesi dell’America Centrale.
I miei sono a temperatura di appartamento e – tenendoli all’interno – questa primavera assieme al bark ho aggiunto un pò di sfagno per mantenere l’umidità.
Ho salvato alcuni epidendrum radicans con problemi di “secchezza” delle foglie e le piante possono ritornare al loro proprietario dopo quasi un anno 🙂 .
E’ un lavoro lungo ma tentare non costa nulla.
Spero di esserti stato utile
Ciao.
Ps: Attenzione. Bagnare poco l’Epidendrum radicans non va bene… se sta al caldo ovviamente! 🙂
In appartamento (a temperature sopra i 20° ) il substrato non deve mai seccare!).
Ciao ho comprato oggi al market due epidendrum radicans a pochi euro, ma alla base alcuni steli sono un po anneriti, cosa posso fare? Ho letto tutti i tuoi consigli, io vivo a cagliari ed il clima penso vada bene, lo metterò vicino alla finestra senza luce solare diretta, sperando che continui a fiorire. Graziee mille
Ciao Vincenza.
Difficile dirlo senza poter vedere la pianta.
Ma probabilmente non è nulla di grave, magari errata irrigazione.
Comunque guarda la seconda foto di quest’articolo, cliccaci su così si ingrandisce. Vedi gli steli alla base e quello dovrebbe essere il colore.
Sono in una specie di terriccio ?
Perchè in quel caso appena possibile lo sostituerei con bark di pezzatura piccola e qualche filo di sfagno.
L’Epidendrum Radicans ama le nebulizzazioni, non sui fiori ma sulle radici pendenti oltre ovviamente al substrato sempre leggermente umido ma non fradicio..
Spero di esserti stato utile.
Ciao
Grazie mille, domani gli cambio il substrato e inizio a fertilizzare sperando di riuscire a far fiorire gli altri due steli che vedo. Va bene 20.20.20 o cosa? Se riesco faccio una foto. Grazie Chicca
Ciao Vincenza.
Come riportato sopra in “fertilizzazione” un bilanciato 20-20-20 va benissimo.
Se fertilizzi tutte le settimane dosalo a meno della metà della dose consigliata e fai una risciacquatura alla 4^ settimana, oppure fertilizza ogni 2 settimane ad un grammo a litro.
Ciao
Grazie per i preziosi consigli.
Chicca
Ciao possiedo un Epidendrum radicans e un Dendrobium Berry Oda e le tengo sotto dire lampade Sansi da 24 watt cadauno ad una distanza di circa 40 cm per sei ore nel pomeriggio poiché la mattina beneficiano di luce naturale!
Secondo te va bene questa illuminazione anche in questo periodo?
Ciao Alessandro!
Senza voler tenere una lezione sull’intensita luminosa, sulla differenza tra lux e lumen o altro, ti posso dire che l’ Epidendrum non mi ha mai dato problemi, ne quando lo tenevo in casa alla luce che arrivava da una finestra esposta a sud ne quando lo tenevo in serra con semplice luce naturale esposta ad est.
E’ molto rustica e adattabile quindi l’unico consiglio che ti posso dare inerente l’illuminazione è ricreare il fotoperiodo del suo habitat e cioè (circa) le classiche 12 ore al giorno.
Leggermente diverso il discorso per l’ibrido Berry Oda ma sicuramente non sbagli a trattarlo in egual modo almeno per quanto riguarda l’illuminazione.
12 ore di luce sono più che sufficienti per tutte le orchidee… anche se con il costo dell’energia qualcosa cambia per noi coltivatori! 🙂
Ma tutte le cose belle hanno un prezzo!
Ciao
Grazie Gioacchino ma come ti ho accennato prima fortunatamente le tengo accese solamente nel pomeriggio ad integrazione di quella naturale del mattino. Comunque ho letto quanto scritto da te sulla loro cura e ne farò tesoro!