LA COLTIVAZIONE IN PET… IMPARANDO DAI BRASILIANI!

Pianta coltivata in PET.

Molte zone del Brasile, oltre che per essere famose quale terra natia e habitat naturale di innumerevoli orchidee, sono conosciute da molti coltivatori per la coltivazione in PET, e cioè la coltivazione delle piante in bottiglie di plastica. In effetti la sigla PET deriva dalla sigla chimica del polietilentereftalato o polietilene tereftalato che è una comune resina termoplastica particolarmente adatta al contatto alimentare e facente parte della famiglia dei poliesteri .

Che questa plastica sia uno dei prodotti  più inquinanti prodotti dall’uomo è innegabile ed è quindi buona cosa che la stessa sia riciclata nel modo corretto e nella maggior quantità possibile. Anche se la maggior parte di chi coltiva in PET lo fa per un senso pratico ed economico più che per una spiccata sensibilità ambientale.

Ma veniamo ad analizzare i pro e i contro della coltivazione in PET.

Raccolta bottiglie per coltivazione in PET

Mentre nella coltivazione in “idroponica” le radici delle piante sono prevalentemente fuori suolo, immerse nell’acqua, senza nessun terreno e con substrati minerali che fungono da mero sostegno della pianta (perlite, sabbia, argilla espansa, lapillo etc), oppure semplicemente a diretto contatto con l’acqua stessa, (dove le radici attingono alle sostanze nutritive nel flusso dell’acqua medesima), la piante coltivate in PET beneficiano del “meglio” di entrambi i sistemi.

Da tener presente però, che a parte alcune piante che hanno saputo adattarsi all’ambiente palustre, tipo le carnivore, il riso e poche altre, la maggior parte delle piante necessita di ossigeno attorno alle radici per poter vivere. In caso contrario le stesse “annegano”, soffocano e quindi muoiono.

Catasetum tenebrosum in PET

In idroponica, proprio per il rischio dato dalla carenza d’ossigeno, è importantissimo analizzare i valori “essenziali” quali la temperatura, la ventilazione, l’umidità, il livello di CO₂, le ore e l’intensità luminosa. Insomma non basta sistemare le piante in una bottiglia di plastica per avere buoni risultati! 🙂 

Ergo, prima di cominciare una coltivazione in PET è sempre meglio valutare il proprio ambiente e tutti i fattori sopra elencati. Il clima e l’habitat che molte nostre case possono offrire non è sicuramente paragonabile a quello brasiliano anche se parlare di clima brasiliano è generalizzare un po’ troppo vista la vasta estensione territoriale di quello Stato e avendo esso principalmente ben tre climi, equatoriale (con pioggia costante) tropicale (con stagione secca), e per finire un clima simile al mediterraneo (con inverni miti ed estati calde).

Particolare altezza fori laterali per drenaggio in PET

La semi idroponica è un sistema di coltivazione intermedio, tra l’idroponica e la “normale” coltivazione; infatti le radici vengono poste in un substrato inerte o parzialmente organico (usato moltissimo lo sfagno), dove assorbono l’acqua posta sul fondo del vaso per capillarità, beneficiando però di una maggior quantità di ossigeno. Due – tre centimetri di acqua sul fondo sono più che sufficienti.

L’eccessivo passaggio di acqua (compresa quella data durante l’estate nelle irrigazioni) e umidità, si può ovviare mettendo sul fondo e comunque sopra il livello dei fori laterali di scolo, delle chips di polistirolo o delle pietre di adeguata pezzatura, garantendo così la giusta umidità che sale per capillarità, senza ristagni idrici, oltre a praticare anche, come detto, alcuni fori lungo le pareti verticali del vaso (nel nostro caso della bottiglia) al fine di aumentare l’ossigenazione. Le radici hanno una buona circolazione d’aria purché il substrato usato non si compatti troppo.

Stratificazione del substrato in PET

Nella semi idroponica l’elevata umidità attorno alle radici senza il diretto contatto con l’acqua permette alle stesse di diventare molto più resistenti di quelle delle piante acquatiche.

Le piante che apprezzano maggiormente questo tipo di coltivazione sono la maggior parte delle piante tropicali e di quelle degli Stati soprattutto del centro e sud America (tra cui ovviamente le Catasetinae), piante che in natura sono soggette ai forti monsoni estivi e che spesso nei nostri appartamenti non trovano il giusto grado di umidità. Venendo immerse nel substrato che viene gradualmente inumidito, come già detto, la pianta può godere di una umidità costante.

Pulizia bottiglie per PET.

Inutile rammentare che le Catasetinae, che hanno bisogno di elevata umidità, calore e luce nel periodo di crescita vegetativa e della fioritura, sono perfette per questa coltivazione a patto che si sappia smettere di irrigare al momento opportuno e non si bagni assolutamente in dormienza. Il substrato tratterebbe in maniera inopportuna e al momento sbagliato una notevole quantità d’acqua e di umidità facendo marcire le radici e la pianta dormiente.

Buona coltivazione in PET !

Un commento su “LA COLTIVAZIONE IN PET… IMPARANDO DAI BRASILIANI!”

  1. Grazie e complimenti per questo bellissimo articolo, in passato ho usato questo metodo per far crescere le radici a Phalenopsis quasi morte. Usavo argilla espansa e le piante a breve si riprendevano con nuove radici. Grazie ancora!

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