ORCHIATA VERSUS BARK !

La maggior parte delle orchidee, nelle nostre case, è coltivata in vasi con – per i profani – la classica corteccia, o – per i più addetti con la terminologia – nel bark.

La prima cosa da sapere è che, qualsiasi materiale si impieghi nella coltivazione delle orchidee, ovunque si coltivi ( casa, serra, aperto etc.), è che il substrato non deve mai rimanere bagnato a lungo, deve asciugare nel tempo giusto, lasciando respirare le radici affinchè la stesse non muoiano per asfissia.

Insomma il bagnato e l’asciutto deve essere cadenzato in un perfetto ciclo temporale.

Personalmente, coltivando per lo più in casa, trovo che il bark “commerciale” ( non tutto per carità !) composto da corteccia di abete rosso e di un altra specie di pinaceea (prevalentemente nord Americana), asciughi troppo rapidamente, soprattutto nei vasi più piccoli e cioè quelli sotto gli 8 cm di diametro.

Di bark in commercio si trovano molte pezzature, da quello piccolo delle dimensioni di 6-8 mm ( ideale per i dendrobium o per le piante con radici sottili ), a quello medio delle dimensioni di 9 – 12 mm, a quello grande delle dimensioni di 13 – 18 mm che molti consigliano per le phalenopsis e per le Cattleye.

Il bark “commerciale” prima del rinvaso della pianta va messo in ammollo in acqua almeno per un giorno, e il suo deterioramento, che avviene in media dopo 2 -3 anni, risulta molto pericoloso in quanto fa trattene nello stesso l’umidità più a lungo e il ph si modifica, genericamente aumentandolo pericolosamente.

Insomma, valutando pregi e difetti del bark commerciale, complici anche le mie condizioni ambientali e il mio modo di irrigare, posso sicuramente dire di preferire l’orchiata, una corteccia pura al 100% di pino di Monterey (Pinus radiata), che è  originario della California, ma che viene coltivato e prodotto in Nuova Zelanda.

La sua superficie ruvida permette alla corteccia di trattenere più a lungo sia l’acqua che le sostanze nutritive, dando alla pianta un’idratazione più costante, pur rispettando il ciclo ideale per le orchidee del bagnato / asciutto.

Certo, costa quasi il doppio del bark “commerciale”, ma si puo’ usare direttamente senza doverlo prima bagnare e oserei dire che dura più del doppio di quest’ultimo, oltre al fatto che il ph è bilanciato e stabile nel tempo e oscilla tra il 5,5 – 6,5.

Personalmente ho potuto verificare che le piante in crescita ne giovano parecchio e provare che, ad esempio, tutte le orchidde con pseudobulbi, che prima nello stesso arco temporale mi andavano in sofferenza, ora sono sempre belle “turgide”.

Io ho la mano pesante con le irrigazioni e per questo mi regolo di conseguenza.

Chi non valuta positivamente questo tipo di substrato, molto probabilmente, lo tratta alla stessa maniera della corteccia “commerciale”, vanificando tutti gli aspetti positivi che invece ha!

Buona coltivazione a tutti!

10 pensieri riguardo “ORCHIATA VERSUS BARK !”

    1. Ciao Graziella.
      I primi due che mi vengono in mente – e dove ho acquistato anch’io – sono “Amazon” o “Varesina Orchidee” … Ma se vai sul sito ufficiale del produttore (trovi il link nell’articolo sullo sfagno), vedi anche dove lo stesso commercializza direttamente con i vari rivenditori dei vari paesi.
      Ciao

  1. Ciao,
    dove posso andare a comprare personalmente l’orchiata senza ordinarla online?
    Veramente non riesco neppure a trovare da comprare il bark “commerciale”, ma solo il cosiddetto “terriccio per orchidee” in è presente veramente poca corteccia.
    Un fiorista mi ha detto di usare una normale pacciamatura di buona qualità, l’ho fatto ed ho ottenuto risultati mediocri, penso che sia dovuto al fatto che non è trattato per togliere la resina.
    Cosa ne pensi?
    Grazie

    1. Ciao Mara.
      Dunque.
      I maggiori coltivatori e rivenditori di orchidee la dovrebbero avere.
      Ma siccome è un materiale importato e confezionato non ha senso comperarlo direttamente (a meno che tu non voglia fare un giro in serra e goderti la vista delle piante 🙂 ).
      Ho acquistato recentemente online 8 sacchi di pezzatura diversa a prezzi molto interessanti essendo in offerta. E sono perfetti come quelli comperati dai rivenditori.
      Quello che è considerato normale terriccio da orchidea non voglio dire che è un “fake commerciale” in quanto va bene solo per alcuni tipo di orchidea soprattutto terricole o che vivono ai piedi degli alberi e alle volte neppure per quelle.
      Mi spiego facendoti un esempio.
      Le orchidee Asiatiche terricole vanno coltivate (dipende dalla specie) in terreno acido molto drenante, quindi non uso i”terriccio per orchidee” che trovi negli ipermercati ma mi faccio un mix in parti uguali di torba di sfagno, perlite e sabbia di fiume.
      Ovviamente l’orchiata va bene per le piante epifite.
      Non userei pacciamatura anche se di buona qualità in quanto il bark è composto da corteccia di abete rosso e di un altro abete tipicamente Nord Americano o di pino dalla Nuova Zelanda.
      Le cortecce vengono oltre che frantumate, lavate e sterilizzate con trattamenti anti parassiti, fungicidi ma soprattutto trattate con appositi solventi per eliminare le resine.

      Spero di aver risposto alla tua domanda!

      ciao e grazie per la visita.

  2. Ciao grazie per la spiegazione. Ho un dubbio legatoala mie esperienza con le phalaenopsis e il classico bark: dopo poco tempo dal rinvaso le foglie appaiono mosce quindi disidratate e sul fondo il bark rimane intriso di acqua. Potrei ovviare il problema mischiando bark con argilla espansa? Grazi mille

    1. Ciao Ramona.
      Ogni ambiente e ogni maniera di rinvasare è un caso a se stante…
      Ma penso che uno dei problemi (se questo ti capita dopo il rinvaso) è che non idrati preventivamente il bark che molto probabilmente è il classico “commerciale”.
      Se le foglie (attraverso le radici) non assorbono acqua può darsi che l’acqua corra via troppo velocemente verso il fondo, in quanto il bark non l’assorbe… Non è una è una spugna come lo sfagno.
      Ti consiglio di lasciare sempre in ammollo il bark per almeno 24-48 ore prima di usarlo.
      In alternativa potresti usare il lapillo vulcanico, trattiene l’umidità, la rilascia lentamente e rende l’ambiente attorno alle radici il più verosimile a quanto trovano in natura.
      Nel blog trovi in articolo sul lapillo e una mia risposta – data a Marco – che potrebbe interessarti!
      Ciao e grazie per la visita.

  3. Salve, sono alla disperata ricerca di un buon bark ma nella mia zona non ci sono rivenditori specializzati, per cui dovrei ricorrere a qualche sito. Preferirei acquistare in un negozio, vista la situazione dei commercianti in questo momento, e qualcuno mi ha parlato della corteccia usata per i rettilari, anche questa sterilizzata, può andare bene per le mie phalenopsis? Scusate la domanda ma sono alla prime armi e vorrei capire meglio. Grazie.

    1. Ciao Valeria.
      Dunque… correggimi se sbaglio.
      Dovresti essere pugliese. Giusto?
      Puoi mandare una mail all’AMAO (Associazione Meridionale Amatori Orchidee) per chiedere indicazioni sui rivenditori specializzati.
      La corteccia usata per i rettilari (di solito) e comune bark o corteccia di abete di Douglas a meno tu non porli dei chips di fibra di cocco o dei panetti che vanno messi in acqua per renderli come vedi in foto.

      Clicca QUI per ingrandire
      La fibra di cocco è molto porosa, resta umida troppo a lungo come lo sfagno, non te la consiglio per le phalaenopsis le cui radici necessitano di un alternanza di bagnato asciutto…
      Se invece parliamo di bark è tutta un altra storia.
      Se non vuoi problemi indipendentemente dalla mano che tu hai nelle irrigazioni ti consiglio il lapillo vulcanico… trovi un articolo sul blog.
      Ciao

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