LAPILLO VULCANICO, POMICE & PERLITE.

Massimo, in un commento nell’articolo “Capire il Dendrobium Nobile” , chiedeva se si poteva usare il lapillo vulcanico.

Cogliamo quindi l’occasione per parlare di tre substrati di origine vulcanica, tutti usati nella coltivazione delle orchidee ma anche di altre piante, substrati di tipo inerte e cioè che non modificano le reazioni chimiche all’interno del substrato stesso.

Essi sono il lapillo vulcanico, la pomice e la perlite.

Il lapillo vulcanico.

Lapillo vulcanico pezzatura grande da “pulire”

Alcuni coltivatori lo trovano fantastico in quanto, grazie alla presenza di minuscoli “fessure o canali” al suo interno, fa si che questo substrato assorba molta acqua e la rilasci molto lentamente pur restando in superficie quasi asciutto, prerogativa molto favorevole per le radici delle orchidee, siano le stesse epifite o terrestri.

Per le orchidee con radici grosse utilizzo ovviamente lapillo di pezzatura grande (foto sopra), per quelle con radici fini uso quello a pezzatura più piccola (foto sotto).

Uno dei suo vantaggi (o svantaggi) è il peso. Il valore del suo peso specifico si aggira attorno agli 800 e i 1100 kg/m3 . Leggi tutto “LAPILLO VULCANICO, POMICE & PERLITE.”

LO SFAGNO… GIOIE E DOLORI!

Uno dei substrati più usati – dopo il bark – nella coltivazione delle orchidee è sicuramente lo sfagno!

Sfagno vivo e disidratato.

Parlare di sfagno in un unico articolo è praticamente impossibile, vista la vastità del tema…. Sfagno della Nuova Zelanda, sfagno Cileno (di solito con fibre più corte e frondose), con numerose classificazioni di qualità (premier, classic, supreme e altre), sigle alfanumeriche etc.

Un vero e proprio “ginepraio” per chi è alle prime esperienze.

Le cosa da tenere presente però non sono molte…

Prima fra tutte è che la qualità dello sfagno è importantissima , perchè quando degrada e diventa fradicio e quindi non lascia più passare l’aria, potrebbe far marcire le radici della nostra orchidea. Leggi tutto “LO SFAGNO… GIOIE E DOLORI!”

ORCHIATA VERSUS BARK !

La maggior parte delle orchidee, nelle nostre case, è coltivata in vasi con – per i profani – la classica corteccia, o – per i più addetti con la terminologia – nel bark.

La prima cosa da sapere è che, qualsiasi materiale si impieghi nella coltivazione delle orchidee, ovunque si coltivi ( casa, serra, aperto etc.), è che il substrato non deve mai rimanere bagnato a lungo, deve asciugare nel tempo giusto, lasciando respirare le radici affinchè la stesse non muoiano per asfissia.

Insomma il bagnato e l’asciutto deve essere cadenzato in un perfetto ciclo temporale.

Personalmente, coltivando per lo più in casa, trovo che il bark “commerciale” ( non tutto per carità !) composto da corteccia di abete rosso e di un altra specie di pinaceea (prevalentemente nord Americana), asciughi troppo rapidamente, soprattutto nei vasi più piccoli e cioè quelli sotto gli 8 cm di diametro.

Di bark in commercio si trovano molte pezzature, da quello piccolo delle dimensioni di 6-8 mm ( ideale per i dendrobium o per le piante con radici sottili ), a quello medio delle dimensioni di 9 – 12 mm, a quello grande delle dimensioni di 13 – 18 mm che molti consigliano per le phalenopsis e per le Cattleye.

Il bark “commerciale” prima del rinvaso della pianta va messo in ammollo in acqua almeno per un giorno, e il suo deterioramento, che avviene in media dopo 2 -3 anni, risulta molto pericoloso in quanto fa trattene nello stesso l’umidità più a lungo e il ph si modifica, genericamente aumentandolo pericolosamente. Leggi tutto “ORCHIATA VERSUS BARK !”

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