LAPILLO VULCANICO, POMICE & PERLITE.

Massimo, in un commento nell’articolo “Capire il Dendrobium Nobile” , chiedeva se si poteva usare il lapillo vulcanico.

Cogliamo quindi l’occasione per parlare di tre substrati di origine vulcanica, tutti usati nella coltivazione delle orchidee ma anche di altre piante, substrati di tipo inerte e cioè che non modificano le reazioni chimiche all’interno del substrato stesso.

Essi sono il lapillo vulcanico, la pomice e la perlite.

Il lapillo vulcanico.

Lapillo vulcanico pezzatura grande da “pulire”

Alcuni coltivatori lo trovano fantastico in quanto, grazie alla presenza di minuscoli “fessure o canali” al suo interno, fa si che questo substrato assorba molta acqua e la rilasci molto lentamente pur restando in superficie quasi asciutto, prerogativa molto favorevole per le radici delle orchidee, siano le stesse epifite o terrestri.

Per le orchidee con radici grosse utilizzo ovviamente lapillo di pezzatura grande (foto sopra), per quelle con radici fini uso quello a pezzatura più piccola (foto sotto).

Uno dei suo vantaggi (o svantaggi) è il peso. Il valore del suo peso specifico si aggira attorno agli 800 e i 1100 kg/m3 .

E’ il substrato più pesante che abbia mai utilizzato, ottimo per farci crescere i paphiopedilum ma anche per stabilizzare i vasi piccoli, che di solito cadono al minimo contatto!  🙂

Sicuramente tra gli svantaggi annovera il fatto che essendo una roccia di derivazione vulcanica ha dei sali minerali al suo interno, sali minerali che vengono rilasciati quando lo si immerge in acqua.

Va da sé che le radici delle orchidee non sopporterebbero un simile “contatto” e perciò il lapillo vulcanico va abbondantemente risciacquato in acqua piovana o demineralizzata, sempre e comunque.

Lapillo vulcanico pezzatura piccola in ammollo

Lo risciacquo ponendolo in un colino e mettendolo a lungo sotto l’acqua di rubinetto più volte (immergendo le mani nell’acqua sentirete la pelle pizzicare… è l’effetto dei sali disciolti nell’acqua), in modo da eliminare il più possibile la polvere e poi lo lascio in acqua piovana (o da osmosi inversa) per una settimana, avendo cura di cambiare l’acqua tutti i giorni.

Come tutti i substrati, trattiene anche i sali (e le sostanze nutritive che aggiungiamo noi nell’acqua di irrigazione al fine di fertilizzare) ma sicuramente in maniera molto minore del bark e, per questo personalmente aggiungo sempre del fertilizzante nell’acqua stessa per le piante coltivate in tale substrato. Le dosi ovviamente vengono ridotte a circa un quarto della dose consigliata (0,25 g/lt).

In rete si trovano numerose “alchimie” tra i vari substrati, parti di Lapillo mescolate in varie dosi a pomice, zeolite, seramis , argilla espansa, perlite, bark di svariate pezzature etc. Potete sbizzarrirvi ma sappiate che ogni substrato, sia esso minerale (inorganico) o organico, ha le sue caratteristiche ben precise e potrebbe reagire in maniera diversa.

Imparate a conoscerle e poi abbinatele al substrato che volete.

Il lapillo vulcanico ha un pH neutro e cioè di 7,0 circa.

La pomice.

Pomice

La pomice ha una porosità quasi uguale a quella del lapillo vulcanico ma ha, al suo interno, dei canali più grossi di quelli del lapillo i quali fanno assorbire molto velocemente l’acqua ma altrettanto velocemente la rilasciano. Ha in effetti un 15% di ritenzione idrica minore a quella del lapillo vulcanico.

La pomice è un magma vulcanico e il fatto che nelle isole tropicali, formate per la maggior parte di pietra lavica e pomice, ‬le piante da noi coltivate crescano in maniera così rigogliosa, a mio modesto parere non è solo dovuto al clima e all’umidità relativa ambientale, ma ha grande importanza anche il suolo dove naturalmente vivono.

Molto più leggera del lapillo vulcanico ha un peso specifico che varia dai 400 ai 900 kg/m3. La pomice che vedete sopra, calibro 6 – 14 mm, ha un pH dichiarato di 6,5 – 7.

La porosità della pomice offre spazi d’aria che mantengono condizioni di massima quantità di ossigeno attorno alle radici,‭ ‬mentre l’acqua viene trattenuta all’interno dei pori, aumentando la potenzialità del substrato di coltura. Molta pomice è già pronta per l’uso, ma importantissimo è che non vi siano presenti particelle fini o polverose (cliccate sulla foto per vederle!)  che potrebbero accumularsi sul fondo “cementificando” il nostro contenitore e causando più danni che benefici.

La stessa è praticamente perfetta per la propagazione attraverso talea. Grazie alla sua leggerezza e alla sua porosità fa si che le nuove radici appena formate non subiscano danni al momento dello svasamento.

La perlite.

Perlite

E’ praticamente la più leggera dei tre substrati. Il suo peso specifico è tra gli 80 e i 110 kg/m3

Il pH della perlite si aggira tra il 6,5 e il 7,5 quindi anche questo substrato ha pH tendenzialmente neutro.

E’ sicuramente uno dei miei substrati preferiti, ma trovandola in commercio solo in pezzatura molto piccola, la uso solo in alcuni casi, e cioè per le piante carnivore (mescolata con la torba in parti uguali ) e per le orchidee terrestri, oltre a mescolarla nella quantità di almeno un terzo con sfagno e bark per le Catasetinae.

Lo sfagno , soprattutto se ha passato una stagione senza essere idratato – come nel caso della dormienza invernale delle Catasetinae – ha la tendenza a compattarsi e a non permettere più l’aereazione attorno alle radici delle piante; quindi usando la perlite mescolata con lo stesso e il bark si crea un substrato abbastanza arieggiato e drenante anche alla ripresa delle irrigazioni.

Perlite e torba

Uso la perlite, sempre mescolata alla torba, anche per tutte le mie orchidee terrestri (Cypripedium, Pecteilis radiata o Habenaria radiata, le varie Calenthe, Bletille etc).

Importantissima assieme alla Kanuma (una specie di terra argillosa Giapponese usata per i Bonsai e per le specie che amano substrati tendenzialmente acidi), la perlite permette di ridurre quasi totalmente la parte organica che non deve essere eccessiva soprattutto per le specie “terrestri” provenienti da zone montane e così favorendo il corretto respiro delle radici .

Da tener presente che la perlite, che si ottiene attraverso un processo termico alla quale si sottopone la stessa roccia vulcanica della pomice, assorbe i nutrienti e l’acqua solo in superficie, in quanto ‬le parti interne sono impermeabili. La uso molto ma si deteriora anche molto facilmente e schiacciandola praticamente si trasforma in polvere.

Attenzione, la polvere allo stato asciutto di questi tre substrati minerali è nociva alle vie respiratorie, in particolar modo quella generata dalla perlite, per cui è bene bagnare sempre il materiale prima di usarlo e non darlo da maneggiare ai bambini.

Buon rinvaso a tutti!

10 pensieri riguardo “LAPILLO VULCANICO, POMICE & PERLITE.”

  1. Ciao!
    L’argomento è assai interessante e mi è sorta una incognita che vorrei approfondire:
    essendo il lapillo, la pomicie o la perlite materiali non organici ma di origine per lo più vulcanica o lavica come fanno le radici delle piante epifite a star bene? Mi spiego…in natura le orchidee epifite stanno sui rami delle piante e lì hanno le radici che si sviluppano attorno a dei materiali organici come il legno e la terra e gli escrementi che si depositano tra i rami ed i tronchi. Le piante epifite nascono su superfici organiche e non su sassi larici espansi, lavici….
    In coltivazione quale è il fattore che fa funzionare bene le radici (anche per quanto riguarda le concimazioni) in un contesto lontano da materiali organici tipo il bark? Che vantaggi ci sono?
    Grazie mille!

    1. Ciao Marco.
      Qui ci sarebbe da fare una tesi 🙂 sui materiali che agiscono come “sostituto” del suolo e/o dell’ambiente naturale delle piante e nello specifico delle orchidee.
      Premetto fin da subito che le mie sono solo esperienze dirette e personali, non ho la pretesa di essere ne un botanico ne un agronomo ne tanto meno un geologo!

      Semplificando molto e ovviamente parlando di orchidee, possiamo dire che le miscele o per meglio dire i substrati, si compongono da matrici organiche, matrici organichge e minerali (matrici inorganiche) e molto più raramente di semplici e sole matrici minerali.

      La funzione del substrato è quella di sostituire o di essere quantomeno una valida alternativa al loro habitat naturale (nel senso che devono ricreare al meglio l’umidità, l’apporto di sostanze nutritive, il mantenimento del giusto pH etc.).

      Cerco di spiegarmi al meglio.

      Premettendo che, ad esempio con il lapillo vulcanico, cresce molto bene piante del tipo il Phapiopedilum e il perchè lo puoi leggere QUI , dove il Signor Riboni descrive molto bene il loro habitat naturale … e quindi vero è che molte orchidee che vengono trattate come epifite, sono magari terrestri.

      Come dici tu le orchidee epifite stanno sugli alberi.

      Ma tieni presente che attorno alla orchidee e a quegli alberi abbiamo sempre un umidità superiore all’80%, passano gli uccelli e fanno i loro bisogni “fertilizzano” naturalmente le piante, insomma nel loro habitat naturale l’insieme climatico è praticamente perfetto!
      Altrettanto vero è che un semplice bark che sostiene l’orchidea nei nostri appartamenti non è sufficiente per ricreare quanto sopra descritto.

      Alcuni dei coltivatori (o rivenditori) dove compero usano il semplice bark o il semplice sfagno, perchè vendere una pianta in altri substrati è di difficile gestione per il profano che la compera.

      Ti faccio un esempio.

      Ho acquistato recentemente un Catasetum Fimbriatum (quello che vedi nel breve video di quest’articolo) e mi è stato consegnato in un vaso da 8 in solo carbone, che è di facile gestione come il bark.
      Perchè? Non è naturale! 🙂
      Questo ha un semplice giustificazione… E’ un Catasetum che tende a marcire se coltivato in sfagno o semplice bark o corteccia., dove la ventilazione della stragrande maggior parte delle abitazioni dove verrà collocato è praticamente assente.
      Ma non è solo questione di ventilazione.
      Come mai allora in un simile substrato che non ha nulla di organico?
      Perchè vive (all’interno di tronchi decomposti o sugli stessi) in zone dell’America come il Venezuela, l’Argentina, il Brasile ma in zone di pianura di solito più “aride”degli altri habitat delle Catasetinae a lungo descritte su questo blog. Un errata irrigazione manda in fumo tutto! Quindi se le tratti come la stragrande maggioranza delle “sorelle” soggette alle irrigazioni Monsoniche fai marcire tutto.

      Inoltre considera che in Italia i materiali più usati in agricoltura e in fioricoltura (sia professionale che hobbistica) sono nell’ordine la torba, la pomice, il cocco, seguiti con percentuali molto minori da batk, vermiculite, argilla espansa etc.
      E questo è il semplice risultato di anni di esperimenti da parte di chi ha intenzione a far vivere al meglio le piante in quanto sulla loro vendita ci “campa”!

      Perchè le radici stanno bene?

      Perchè come descritto nell’articolo i materiali tipo il lapillo ( meno la pomice) assorbono molta acqua e la rilasciano lentamente, mantenendo l’umidità ma lasciando la superficie attorno alle radici asciutta, a differenza del bark dei nostri vasi dove una piccola variazione o degradazione della corteccia può generare risultati nefasti.

      Spero di averti risposto, ma tieni presente che non sono i singoli substrati a far vivere al meglio le nostre piante ma un insieme di fattori.

      Ah… sto preparando le fioriere per le mie orchidee terricole.
      Ho preparato da settimane lasciando all’esterno nelle fioriere un mix di torba, perlirte , pomice. Sono giorni (più di 40) che non piove per nulla.
      Eppure il mix è fresco, umido e molto drenante.
      Sembra la terra di un sottobosco dove vivono le orchidee terricole … eppure vivo in un appartamento in città.
      E la cosa mi ha stupito molto ma ora posso portare l’esperienza di un ottimo substrato che “cattura” l’umidità ambientale.!

      Ciao e grazie per la visita.

    1. Ciao Paola…
      Se parli del lapillo usi vasi trasparenti.
      Quando il colore è chiaro anche sul fondo vuol dire che non vi è più umidità
      Puoi bagnare anche prima tanto trattiene l’umidità e la rilascia lentamente senza “bagnare” in eccesso le radici.
      Gli eccessi d’acqua scorrono via subito e quindi è sicuramente di meno difficile gestione del bark dove gli stessi comportano marciscenza delle radici.
      Mi piacerebbe verificare la mail che hai usato… mail istituzionale vero? 🙂 🙂
      Ciao e grazie per la visita!

  2. Salve
    x quanto riguarda il substrato una miscela di pietre di fiume tritate e della perlite può sostituire al bark
    Grazie

    1. Ciao.
      Dipende dalla composizione della pietra. Granito, porfido, dolomia , marmo etc sono tutte pietre con caratteristiche diverse.
      Il loro impiego – di solito – è dettato in base alla richiesta del pH che la pianta richiede nel substrato (neutro, acido o basico).
      Con il lapillo non hai problemi, la stragrande maggioranza dei coltivatori la usano praticamente per quasi tutte le orchidee che richiedono un umidità costante attorno alle radici.
      Consiedera inoltre che molte pietre, come sono bagnate, altrettanto in fretta asciugano.
      Ciao

  3. Mi scusi oggi ho messo il lapillo in vasi trasparenti immerso con acqua e ho “interrato”le mie orchideee .Va bene oppure il lapillo va solo bagnato senza immergerlo?Grazie .

    1. Ciao Tiziana.
      Il lapillo va lavato abbondantemente e in maniera accurata, in quanto può contenere numerosi sali come descritto nell’articolo. Io lo immergo in una vasca grande e faccio correre l’acqua, muovendo il tutto, poi lo risciacquo con acqua osmotica. Oppure lo lasci sotto l’acqua piovana per lungo tempo ma vista la siccità ora è irrealizzabile.
      Più l’acqua ci scorre sopra meglio è!
      Immergere i vasi in acqua semplicemente può non essere sufficiente.

  4. Non si é parlato dell’argilla espansa, io ho dei keiki di dendrobium berry oda con questo materiale in semidropinica, dovrei sostituirla con il lapillo? Grazie. 🙋‍♀️

    1. Ciao Carla.
      La mera idroponica non la trovo ottimale per le orchidee (che sono epifite e non palustri 🙂 ), per la semi idroponica dipende da come la fai e da dove la fai! Ovviamente è un parere soggettivo dovuto dal mio modo di coltivare, dall’ambiente e dalla regione dove coltivo io.
      Per i Keiki di dendrobium un bark misto a qualcosa che trattiene l’umidità (sfagno, lapillo o altro inerte) va benissimo.
      Ricordiamoci sempre che quasi tutte le orchidee hanno bisogno di un alternanza tra asciutto e bagnato.
      Non uso l’argilla espansa nei vasi dove crescono le radici delle orchidee perché l’argilla espansa, per le sue caratteristiche trattiene il “bagnato” attorno alla superficie della stessa e non lo rilascia lentamente come invece fanno gli inerti descritti in quest’articolo.
      Altro sistema che potresti usare è quello del PET , ma solo se coltivi in un ambiente caldo e luminoso, altrimenti i benefici sono minori dei danni.
      Se vuoi fare un articolo di come coltivi e della tua esperienza siamo felici di pubblicarlo e di apprendere altrui esperienze.

      Ciao e grazie.

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