IL GENERE COELOGYNE…

Coelogyne Linda Buckley. Uno dei pochi ibridi C. mooreana x C. cristata

Il presente articolo è anche pubblicato sul sito “Orchidee ti racconto” di Patrizio De Priori.

Si ringrazia il Dott. Torelli per l’autorizzazione alla pubblicazione.

Articolo di © Gianantonio Torelli (medico e botanico) – rev. 1996.

L’articolo su questo blog verrà integrato nella descrizione delle specie con le foto delle relative fioriture della collezione e coltivazione di orchideeincasa.it . 

Alcune Coelogyne … in serra!

LE COELOGYNE

Argomenti

  • Introduzione
  • Le specie
  • La coltivazione
  • Situazione climatica a Mukteswa मुक्तेश्वर (India)
  • Substrato di coltura
  • Resistenza alle malattie

Introduzione

Il genere Coelogyne fu istituito da Lindley nel 1822 in Collectanea Botanica e comprende 100 specie, distribuite nel sud-est asiatico, principalmente in India, in Thailandia, in Malesia, in Indonesia e nelle Filippine.

Si tratta, stranamente, di un genere poco conosciuto, e quindi poco coltivato, pur comprendendo alcune tra le orchidee più belle e più interessanti da coltivare. I motivi di ciò sono molteplici; in primo luogo si tratta di piante di difficile reperimento, in quanto solo raramente vengono offerte in vendita dai commercianti; in secondo luogo, parlando di Coelogyne, viene subito in mente la Coelogyne cristata, emblema delle Coelogyne, fonte però di così tante delusione tra i coltivatori da generare una repulsione per il genere intero. In realtà, al contrario della sua fama, la Coelogyne cristata, una tra le orchidee più belle in senso assoluto, è assai facile da far fiorire; basta solo rispettare le particolari condizioni climatiche del suo habitat! Questo conferma, se mai ce ne fosse bisogno, l’estrema importanza di conoscere con precisione l’habitat di tutte le nostre piante, al fine di assecondarne le esigenze colturali. Comunque sia, molto spesso i coltivatori, delusi dalla C. cristata, rifiutano di fatto tutto il genere: un vero peccato!

Tra le Coelogyne infatti possiamo trovare piante che crescono in serra fredda, o in serra temperata, o in serra calda; fiori profumati o no; piante che fioriscono in primavera, in estate, in autunno; piante con inflorescenze erette ed altre pendule; piante a fiori bianchi, a fiori verdi, a fiori gialli e addirittura (C. pandurata) con alcuni tratti di nero, il che farebbe felice Nero Wolfe.

In queste note tratterò solo le piante di cui ho esperienza personale; alcune di esse sono reperibili con relativa facilità presso i nostri commercianti di orchidee, per altre bisogna richiedere delle divisioni a chi già le possiede. In ogni caso, cerco di spezzare una lancia a favore di questo genere, affinché sia coltivato ed apprezzato come merita.

Esempio di classificazione delle Coelogyne

Per iniziare, mi siano consentite alcune brevi note di botanica. Il genere Coelogyne (sottofamiglia Epidendroideae, tribù Coelogyneae (Arethuseae), sottotribù Coelogyninae) si distingue dalle orchidee similari per le seguenti caratteristiche:

il sepalo dorsale è concavo sopra il labello,


• il labello è trilobato, con i lobi laterali eretti ai lati della colonna e con il disco (callo) caratterizzato da alcune lamelle che si estendono per gran parte del lobo mediano.

Ha 2 pollinia. Molto importante, anche ai fini classificativi, è il modo di formarsi dell’inflorescenza, modo caratteristico di ogni singola specie. L’inflorescenza infatti può essere:

  • isteranta, quando si sviluppa dopo che lo pseudobulbo ha raggiunto la maturità
  • sinanta, quando si sviluppa insieme alla crescita dello pseudobulbo

  • proteranta, quando si sviluppa insieme alle foglie e prima dello sviluppo dello pseudobulbo

  • eteranta, quando l’inflorescenza è prodotta da un getto basale separato, con rudimentali pseudobulbi e foglie.

Le specie


Coelogyne cristata. Lindley


C. cristata.

Eteranta. Come detto poc’anzi, è croce e delizia degli orchidofili. Quando è in fiore, è uno spettacolo magnifico; questo è confermato dai tantissimi riconoscimenti che la RHS o l’AOS hanno concesso a molteplici cloni di questa specie. Cresce nelle alte montagne dell’India e del Nepal. È caratterizzata da pseudobulbi che, se ben coltivati, risultano gonfi, tondeggianti, dalle dimensione di un uovo. In inverno produce una inflorescenza che, sviluppandosi molto lentamente, tra marzo e aprile dischiude diversi fiori, molto grandi, di un bellissimo bianco, interrotto solo da alcune creste gialle nel lobo medio del labello. Il suo habitat coincide con quello dei classici Cymbidium indiani a fiori grandi, per cui in natura riceve tantissima pioggia da maggio a settembre, ed in particolare a luglio ed agosto; con l’autunno si deve ridurre l’acqua e bisogna esporre la pianta al freddo; non deve essere bagnata nei mesi invernali, escluso qualche rara spruzzatura nel caso che gli pseudobulbi si raggrinzissero troppo. A questo punto dovrebbe essersi formato il getto floreale, alla base dello pseudobulbo. Questo getto rimane in quiescenza molti mesi, per cui non dobbiamo preoccuparci se non si sviluppa in modo rapido come in altre orchidee. Alla fine dell’inverno, comincia a crescere più in fretta, per aprire i fiori a marzo.
 È una pianta molto sensibile alle divisioni ed al rinvaso, per cui meno la si tocca, meglio è.

Io la coltivo in un ampio cestino con fibra di cocco, che non richiede rinvaso frequente. Le sue radici fini, che entrano in riposo durante l’inverno, suggeriscono comunque un substrato abbastanza fine, che trattenga acqua durante l’estate, ma che nel contempo dreni molto bene; ad esempio un misto di bark di pezzatura medio-fine, perlite e sfagno. Il mio clone ha pseudobulbi molto appressati fra loro, per cui è facile da coltivare in vaso o cestino. Ho visto invece che diversi cloni importati dall’India hanno pseudobulbi molto distanti tra loro, con tendenza ad essere rampanti: vanno perciò coltivati su lunghi pezzi di corteccia. Si tratta di una bellissima orchidea che merita senza dubbio di essere ampiamente coltivata.

Coelogyne ochracea. Lindley

Proteranta. Cresce in India, nelle Khasi Hills, e nel Sikkim. Gli pseudobulbi sono allungati, alti sino a 4 cm, portanti 2 foglie lunghe 20 cm. Ad aprile, al centro del nuovo getto che si sta formando, produce una inflorescenza eretta, leggermente arcuata, lunga 15 cm, portante 7-8 fiori bianchi e profumati; sono larghi 4 cm. I petali sono più stretti dei sepali ( 0.7 mm contro 1.2 mm), e piegati all’indietro; i sepali laterali sono deflessi a 70°. Il lobo mediano del labello è caratterizzato da una larga macchia gialla, circondata da un alone arancione; anche i lobi laterali hanno una macchia gialla e striature fulve. Richiede lo stesso trattamento colturale della C. cristata, con pochissima acqua in inverno e tanta acqua invece in estate. Anche le temperature devono essere simili a C. cristata. Pur se ha bisogno di freddo invernale, sopporta male il gelo, in quanto gli pseudobulbi gonfi ed acquosi, per triste esperienza personale, se gelano, si spaccano e marciscono. Fiorisce in aprile-maggio. Cresce bene in vaso, con un substrato fine, ben drenante. Poiché spesso produce due getti per ogni pseudobulbo, accestisce rapidamente, formando grandi esemplari. La Coelogyne nitida è con tutta probabilità un sinonimo di C. ochracea, ed in questo caso avrebbe priorità nomenclaturale, anche se il nome di C. ochracea è oramai troppo diffuso in campo orticolturale da poter essere abbandonato facilmente.

Coelogyne corymbosa. Lindley

Isteranta. Si tratta di un pianta molto simile alla C. ochracea, da cui si differenzia per gli pseudobulbi più lunghi (5 cm), più affusolati, ma soprattutto per l’inflorescenza, che si sviluppa, in primavera, dal centro dello pseudobulbo maturo, in coincidenza con lo svilupparsi del nuovo getto alla base dello pseudobulbo; l’inflorescenza è semipendente e porta 4-5 fiori, molto più grandi di C. ochracea, in quanto sono larghi 7- 8 cm, anche se il colore bianco e le macchie gialle sono pressoché identiche; i sepali laterali invece sono deflessi a 45° ed i petali sono scarsamente piegati all’indietro. Fiorisce a marzo-aprile. Cresce in India, nel Sikkim e nelle Khasi Hills. Si coltiva bene in vaso, anche se è preferibile la coltivazione in basket, che permette di ammirare al meglio l’inflorescenza pendula.

Coelogyne barbata. Griff.

Cresce in India, nel Sikkim e nelle Khasi Hills. L’inflorescenza è eretta ed eguaglia in lunghezza le foglie, e porta 8-10 fiori bianchi e grandi; il labello invece è bruno e fimbriato, con i lobi laterali bianchi all’esterno e bruno chiaro all’interno. Gli pseudobulbi sono ovoidali e portano due foglie. Fiorisce in autunno. Temperatura intermedia. Coltivarla in vaso o basket.

Coelogyne elata. Lindley

Cresce anch’essa nel Sikkim e nelle Khasi Hills; ha grandi pseudobulbi, cilindrico-ovoidali, molto spaziati fra loro, con un rizoma rampante. È quindi impossibile coltivarla in vaso, perché ve ne esce subito. Meglio allora montarla su di un lungo pezzo di corteccia, ove la pianta può svilupparsi liberamente. Produce un’inflorescenza eretta alta 15 cm, con 8-10 fiori di taglia media, bianchi con il labello tinto di arancio. Fiorisce in marzo-aprile. Sinonimo: Coelogyne holochila Hunt & Summerhayes.

Coelogyne flaccida. Lindley

Eteranta. Cresce nel Nord India; ha pseudobulbi allungati, 6 cm x 2, con residui brunastri della guaina, 2 foglie lanceolate, coriacee, lunghe 15 cm. A febbraio-marzo produce, da un rudimentale getto (eteranta), un’inflorescenza arcuato-pendula, lunga 15 cm, portante 6-8 fiori, larghi 3-4 cm, di color bianco crema, con sepali lunghi 2.5 cm e larghi 1 cm, petali sottili 4 mm, ed un labello biancastro, trilobato, con linee marroni nei lobi laterali ed un’area gialla nella parte mediana del lobo centrale, che ha tre creste. La Coelogyne flaccida è facilmente identificabile per il forte e cattivo odore che emana. Si può coltivare in vaso, con substrato fine. Faccio qui notare agli amici dell’AM.O. *(ndrnota della redazione in fondo all’articolo) che hanno ricevuto anni fa piante dall’India, che la Coelogyne etichettata come C. gardneriana è in realtà proprio la Coelogyne flaccida.

Coelogyne ovalis. Lindley

Cresce nel Sikkim e nelle Khasi Hills. Ha pseudobulbi ovoidali-fusiformi, lunghi 3 – 5 cm, un po’ distanziati tra loro, su di un rizoma tendenzialmente rampante. L’inflorescenza, lunga 12 – 15 cm, produce in autunno alcuni fiori bruno pallido, larghi circa 3 cm; il labello ha segni bruno scuro e due lunghe carene nel lobo mediano. Si differenza dalla simile C. fimbriata Lindl. che è meno robusta vegetativamente, con un fiore più piccolo e che presenta due corte lamelle addizionali, parallele ed esterne alle due principali.

Coelogyne huettneriana. Rchb.f.

Con questo nome è commercializzata in Thailandia una Coelogyne dalla bella fioritura estiva; possiede pseudobulbi ovoidali, appressati, lunghi 5 – 6 cm, con 2 foglie apicali, lunghe 18 x 3 cm, acute, coriacee; nei mesi di giugno-luglio produce dal centro delle foglie in via di formazione (proteranta) un’inflorescenza semi-eretta, portante alcuni fiori, bianchi, vistosi, larghi ben 6 cm.
 I sepali, bianchi, misurano 3.5 x 1.5 cm; i petali sono leggermente più stretti, misurando 1.2 cm. Il labello, trilobato, misura 3 × 1.5 cm (3 cm, se disteso), ed è bianco, con una larga macchia gialla che interessa il callo e la parte basale dei lobi mediani; il callo presenta tre carene bianche che dalla base arrivano sino a metà del lobo mediano, con la carena centrale leggermente più corta delle laterali. I lobi laterali nella loro parte postero-basale presentano alcune linee giallo-ocra.
 Dal punto di vista tassonomico, le è simile la Coelogyne lactea Rchb.f., che però ha il fiore più piccolo ed i petali meno carnosi.
 Coltivarla in vaso o basket, con substrato di pezzatura medio-fine, a temperature medie.

Coelogyne mooreana. Rolfe

C. mooreana.

Proteranta. Originaria dal Vietnam, è molto rara e gli esemplari in circolazione discendono sostanzialmente dall’introduzione originaria. Si tratta di una tra le orchidee più belle in assoluto, con un’inflorescenza eretta, alta sino a 40 cm, che produce, alla fine dell’autunno, 5 – 6 fiori molto grandi, larghi 8 – 10 cm, che si aprono contemporaneamente, bianchi, con il labello mediano tinto di giallo, e che durano in perfette condizioni 4 – 6 settimane. Cresce a 1200 mt, nelle Lang Bien Mountains, ove è soggetta a forti piogge da aprile ad ottobre con temperatura massima sui 26°C e minima sui 16° – 17°C; d’inverno la pioggia è scarsa, e, mentre la temperatura massima rimane sui 24°C, quella minima scende sugli 11-12°C. Và coltivata perciò in serra temperata. È molto semplice da coltivare e da far fiorire. È una pianta davvero molto bella, meritevole di essere coltivata e riprodotta. Purtroppo tutti i tentativi di ottenere una capsula (per self) dal mio clone (inviatomi da un amico neozelandese!) sono finora risultati vani, in quanto, poche settimane dopo l’impollinazione, la capsula regolarmente abortisce. Se qualcuno avesse un altro clone, è pregato vivamente di contattarmi, al fine di scambiarsi il polline.

Coelogyne speciosa (Bl). Lindley

C. speciosa

Proteranta. Cresce in Indonesia (Java e Bali) tra i 700 mt e 1800 mt. Ha grossi pseudobulbi (6 x 3 cm), portanti una foglia lunga 30 cm e larga 7 cm. L’inflorescenza emerge dall’apice dello pseudobulbo in sviluppo, ed è prima eretta poi pendula. Produce per lunghi periodi dell’anno un fiore molto grande, dal labello trilobato, lungo 5.5 cm e largo 4 cm, il cui lobo centrale ha un ampio margine bianco; tutto il resto del labello è caratterizzato da macchie e linee brune; vi sono tre creste, di cui la centrale è più corta delle laterali, rivestite di peluzzi bruni. I sepali sono lunghi 6 cm e larghi 2 cm, mentre i petali, lunghi 6 cm, sono molto stretti, misurando solo 3 mm di larghezza e sono di color marrone chiaro. Cresce molto bene in basket, ove accestisce rapidamente. Si tratta di una splendida pianta, meritevole di maggior coltivazione.

Coelogyne flexuosa. Rolfe

Cresce a Java e Bali, dove l’ho osservata crescere epifita sul tronco di grandi alberi nella foresta primaria, ad elevate altitudini (900-1200 mt). Ha pseudobulbi appressati tra loro, di robuste dimensioni (8 – 10 x 5 cm), con due foglie, lunghe 25 – 35 cm x 6 cm. L’inflorescenza, lunga 40 – 50 cm, si presenta in modo caratteristico a zig-zag, e porta 16 – 20 fiori, che si aprono contemporaneamente, totalmente bianchi, con solo un po’ di giallo sul labello. I petali ed i sepali, lunghi circa 2 cm, si aprono solo in modo parziale, per cui il fiore appare leggermente più piccolo di quanto sarebbe, se si aprisse completamente. Un’altra caratteristica è l’estrema abbondanza di capsule che la pianta produce, fenomeno che ho potuto osservare in natura e che si ripete anche in serra. A mio giudizio si tratta probabilmente di una pianta cleistogama, che cioè si autoimpollina. È difficile che in serra, infatti, ci sia lo stesso impollinatore che a Bali…. Data l’estrema abbondanza di capsule, è logicamente molto frequente nei luoghi di origine.

Coelogyne parishii. Hooker

Originaria della Birmania, viene coltivata, a mio giudizio, sotto il nome di C. virescens. Ha pseudobulbi molto allungati, vagamente quadrangolari, lunghi 8 – 12 cm, di color verde chiaro. L’inflorescenza, semieretta, lunga 15 cm, si sviluppa a maggio, al centro delle foglie dello pseudobulbo maturo, in coincidenza con lo sviluppo, alla base dello pseudobulbo, del nuovo getto vegetativo. Porta 4 fiori, larghi 5 cm, di color verde-giallo pallido. Il labello, concolore con petali e sepali, ha macchie e linee nerastre nel callo, nelle parti adiacenti ad esso e nei lobi laterali, e questo crea un interessante effetto cromatico. Per via dei suoi pseudobulbi allungati, in Thailandia è conosciuta come “green candel”, candela verde.
 Cresce bene in basket.

N.B. Questa Coelogyne commercialmente origina dalla Thailandia, da dove viene esportata con il nome di C. virescens, di cui non ho trovato nulla in letteratura e che ritengo un sinonimo di C. parishii. Quest’ultima viene descritta come avente il callo con quattro carene ed una evidente linea verrucosa al centro (vedi disegno del labello sul Bechtel, Cribb e Launert); la nostra C. virescens thailandese ha invece due sole carene. La foto a pag. 69 dell’Enciclopedia di Pridgeon, ed identificata come C. parishii, è identica alla nostra C. virescens. Si tratta quindi di una sola specie o di due specie diverse? Ogni chiarimento è ben accetto!

Coelogyne trinervis. Lindley

Pseudobulbi ovoidali, lunghi 5 – 6 cm, 2 foglie lunghe 20 – 30 cm, inflorescenza eretta, portante 4 – 6 fiori, larghi 4 cm, bianchi, con i lobi laterali del labello color bruno – rossiccio e l’apice del lobo mediano del labello ricurvo in giù; il labello presenta tre lunghe costolature. Fiorisce da novembre a gennaio. Cresce in Thailandia, Sumatra e Giava.

Coelogyne pandurata. Lindley

Si tratta di una pianta molto grande, alta anche 50 cm, di certo non ideale per chi è a corto di spazio; la sua lunga inflorescenza, proteranta, è semi-eretta o pendula, lunga 30 – 40 cm, con 5 – 6 grandi fiori, larghi 12 – 14 cm, di color verde chiaro; i sepali misurano 7 cm x 1.8 – 2 cm, i petali 6 × 1.5 cm; il labello, dalla forma che ricorda il violino e da cui prende il nome, disteso, misura 5 cm di lunghezza ed è largo, a metà del lobo mediano, 2 cm ed ha molteplici striature e macchie nere, tonalità di colore questa piuttosto rara nelle orchidee. Il disco porta due ampie lamelle, e termina con molteplici verrucosità, simili a piccoli dentini, a metà del lobo mediano. Originaria dalla Malesia e dal Borneo, richiede temperature intermedie-calde. Fiorisce alla fine di giugno. Coltivarla in basket.

C. massangeana o tomentosa

Coelogyne massangeana. Rchb. f.

Pseudobulbi lunghi 8 – 10 cm, con 2 foglie lunghe sino a 50 cm. L’inflorescenza, che si forma dopo lo sviluppo dello pseudobulbo, è pendula, lunga 40 cm, e porta 20 fiori, di un pallido color giallo-bruno; i lobi laterali del labello invece sono marroni, venati di bianco-giallo, ed il lobo mediano è bruno e giallo pallido. Il labello possiede 3 carene. Cresce in Malesia, Sumatra e Giava. Coltivarla in basket.

Coelogyne dayana. ( Rchb.f.) Rolfe

Si tratta di una Coelogyne di robuste dimensioni, con pseudobulbi conici, alti 10 – 15 cm, portanti due foglie coriacee, erette, lunghe 30 – 40 cm. L’inflorescenza è pendula, lunga 40 – 50 cm, con 14 – 16 fiori, disposti a zig zag in modo caratteristico, larghi 5 – 6 cm, giallastri, con i sepali lunghi 3 cm e larghi 0.6 cm ed i petali molto più stretti, misurando 0.3 cm; il labello è vistoso, con carene bianche, e con i lobi laterali fittamente venati di marrone, mentre il lobo mediano, bianco, è macchiato di marrone alla periferia. Fiorisce verso la fine di giugno. Cresce in Indonesia. È consigliabile coltivarla in basket, in modo da poter ammirare al meglio la bella inflorescenza pendula. Essendo una specie indonesiana, necessita di temperature intermedie – calde.

Coelogyne rochussenii. De Vries

Gli pseudobulbi, lunghi fino a 20 cm, e spaziati fra loro 3 – 4 cm, portano due foglie, lunghe 25 cm. L’inflorescenza si sviluppa dal nuovo getto in via di formazione alla base del vecchio pseudobulbo e prima che le foglie si sviluppino, è lunga fino a 70 cm, e porta 20 – 30 fiori, larghi 5 cm, verde chiaro; il labello, trilobato, ha i lobi laterali bruni con vene bianche all’interno, ed il lobo mediano ha l’apice acuminato, bianco, e ha tre carene fimbriate. I fiori tendono a chiudersi verso sera, per riaprirsi al mattino successivo. Cresce nelle Filippine ed in Indonesia. Ha portamento lievemente rampante, per cui è meglio coltivarla in basket o montarla su corteccia. Temperature intermedie.

La coltivazione

La coltivazione delle Coelogyne è facile quando si tiene conto delle caratteristiche vegetative di ogni singola specie (montando su corteccia quelle rampanti e coltivando in basket o in vaso le altre), e delle preziose informazioni relative al loro habitat di origine, in particolare riguardo all’altitudine, alle variazioni delle temperature nei vari mesi dell’anno ed alle loro oscillazioni tra giorno e notte, alla piovosità ed alla quantità di luce che ricevono giornalmente. A titolo di esempio riporto queste informazioni per quel che concerne l’habitat tipico della Coelogyne cristata; si consideri che le stesse informazioni valgono in pratica anche per altre Coelogyne indiane, tipo la C. ochracea, la C. corymbosa, etc.

Situazione climatica a Mukteswa मुक्तेश्वर (India): Lat. 29.5 N, Long. 79,7 E; alt. 2314 mt (ndr. cliccare sulla foto per ingrandire)

Da questa tabella si possono dedurre le seguenti fondamentali informazioni:


la C. cristata, dopo la fioritura, che avviene tra marzo ed aprile, inizia la sua ripresa vegetativa con l’arrivo del monsone estivo, a giugno, e prosegue imperiosa fino ad ottobre, con pioggia quotidiana, e spesso torrenziale. Ad ottobre la pioggia comincia a ridursi, per arrestarsi nei mesi invernali; a queste altitudini l’elevata umidità ambientale d’inverno viene mantenuta essenzialmente dalla nebbia. Le temperature si mantengono fresche anche durante l’estate (non dimentichiamo che la C. cristata cresce in altura, spesso a 1.600 – 2600 mt, su alberi o rocce ricoperte di muschio, esposta al sole), ma scendono assai da dicembre a febbraio. Si narra che, in certe annate molto rigide, possa essere interessata anche da spruzzate di neve. Naturalmente queste sono le condizioni ottimali, ma estreme, che si verificano in natura, e che sono assai difficili da riprodurre da noi. In particolare, non riusciamo ad avere delle temperature estive così fresche di giorno e di notte. La C. cristata si dimostra, comunque, pianta molto adattabile, per cui è possibile coltivarla senza troppi problemi, almeno nel nord Italia. Durante l’estate è consigliabile tenerla in giardino (in serra infatti la temperatura estiva sarebbe troppo alta), in buona esposizione di luce (dando cioè tanta luce quanto la pianta riesce a sopportare senza bruciarsi) e va innaffiata molto, anzi moltissimo, quando tra maggio e giugno vediamo che il nuovo getto (non quello che ha fiorito, che invece abortirà) comincia a svilupparsi, producendo le prime radichette. È utile durante l’estate fertilizzare spesso, a concentrazioni molto diluite. Diminuire le annaffiature ad ottobre, quando la temperatura comincia a scendere. A novembre dovremmo aver ottenuto dei grossi pseudobulbi, gonfi e maturi. Possiamo a questo punto riporla in serra od in altro luogo riparato, riducendo in modo drastico qualsiasi annaffiatura e concimazione. Durante l’inverno dobbiamo conservare la pianta in un posto molto luminoso (in natura non piove più ed il cielo è sempre sereno), ma dotato di buona umidità relativa, spruzzandola di tanto in tanto, soprattutto qualora si vedesse che gli pseudobulbi si raggrinziscono troppo o le punte delle foglie si seccano. Lentamente, durante tutto l’inverno si accrescerà l’inflorescenza, che alla fine aprirà i suoi grandi fiori in primavera.
Questo comportamento colturale vale anche per altre Coelogyne indiane, che crescono in altura e che sono soggette alle piogge torrenziali del monsone estivo ed al freddo dell’asciutto monsone invernale. Per le Coelogyne originarie dalla Thailandia o dall’Indonesia o dalle Filippine, il discorso è un po’ diverso, in quanto hanno una crescita continua durante l’anno, con un blando riposo invernale, e non devono mai essere lasciate totalmente all’asciutto né al freddo, neppure d’inverno. Dobbiamo perciò sapere con precisione da quale Paese derivino le nostre Coelogyne, per non commettere errori fatali.

Substrato di coltura


Per quel che riguarda il substrato, se coltiviamo le Coelogyne in vaso è opportuno usare un composto che trattenga bene l’umidità di cui le fini radici hanno bisogno, ma che nel contempo sia ben drenante, per evitare marciumi radicali. Si può optare per bark di pezzatura medio-piccola, misto a perlite, sfagno e carbonella; altrimenti, se, come il sottoscritto, avete un’antipatia per il bark, si può usare una mistura di sola perlite e sfagno, che trattiene molto bene l’umidità ed ha un’ottima areazione ed un eccellente drenaggio; in quest’ultimo substrato è anche molto agevole l’operazione di rinvaso in quanto non si rischia di rovinare le radici, come invece avviene col bark, a cui le radici si attaccano saldamente. Le Coelogyne vengono molto bene anche in basket, foderato con muschio, e riempito con lo stesso substrato visto per i vasi, o con fibra di cocco o con semplice muschio (non sfagno, che muore e marcisce presto, ma un vero muschio, di sasso o di albero, piuttosto alto e soffice, che resta vivo nel basket); il basket è comunque indispensabile per le grandi Coelogyne, tipo la C. pandurata o la C. dayana. Altre Coelogyne, per il loro rizoma rampante, necessitano di essere montate su corteccia, come la C. elata.

Resistenza alle malattie


Le Coelogyne sono piante molto resistenti alle malattie; ho avuto solo rari problemi con la cocciniglia cotonosa, che spesso si nasconde così bene da essere molto difficile da scoprire e da debellare, e con alcune malattie fungine delle foglie, facilmente controllabili con i comuni fungicidi.

A questo punto, non vi resta che provare…

Gianantonio Torelli

 

ndr: L’Am.O. (Associazione Amatori Orchidee) era un’associazione di orchidofilia , nata a Milano nel 1988, che annoverava tra loro soci che hanno fatto la storia dell’orchidofilia in Italia, un’associazione che in quegli anni era in assoluto il “top” in Italia delle associazioni sulle orchidee per la qualità sia dei soci che scrivevano e studiavano in merito, che per la qualità delle riunioni. Nulla aveva a che fare con l’ALAO, anche se molte pietre miliari dell’orchidofilia orbitavano principalmente attorno a Milano tra cui Franco Pupilin, Alessandro Wagner, Massimo Germani, Patrizio De Priori, Gianantonio Torelli (autore di questo articolo) , Giancarlo Pozzi, Edmondo Barelli ed altri.

A tutti loro, anche in memoria degli scomparsi, un sentito ringraziamento dalla Redazione di orchideeincasa.it per quanto hanno trasmesso !

 

 

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